Alimentazione e Pet Food

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Nel mio percorso di valutazione del Pet Food e consulenza, spesso mi sono imbattuta in richieste e dibattiti in merito alla qualità del cibo pellettato o PRESSATO A FREDDO come ama chiamarlo la vasta operazione di marketing che lo circonda; sono passata facilmente da chi lo osanna come il migliore in assoluto, a chi lo condanna a spada tratta.

Non vi nascondo, che quando questo tipo di lavorazione arrivò in Italia sono stata una delle prime a mostrarmi entusiasta e a sostenere chi volesse cimentarsi in questo tipo di produzione, auspicando genuinità e salubrità per i nostri amici a 4 zampe; in realtà ciò che si sogna ogni tanto fa i conti con la realtà del commercio e le idee brillanti possono trasformarsi in piccoli flop.
Tirando le somme, ad oggi ho un’idea del tutto personale su questa categoria di prodotti, sebbene riconosca che nel corso degli ultimi anni si siano fatti passi in avanti in termini di qualità e composizione.
Vi lascio di seguito un trafiletto di una relazione universitaria che ho redatto qualche anno fa, ma ancora molto attuale:

“… Il concetto espresso da queste ditte è semplice: ottenere un prodotto di qualità che sia adatto a tutte le razze e a tutte le fasi della vita dell’animale, per questi motivi tutti gli standard proposti, salvo piccole eccezioni, hanno un elevato contenuto di carne, essenziale per la buona salute del cane. Il consumatore pensa dunque di avere garanzia che vengano utilizzati esclusivamente ingredienti di alta qualità, mescolati delicatamente tra di loro, addizionati di oli spremuti a freddo, erbe, verdure e altre sostanze salutari, in un processo di pressatura a freddo che ne mantiene intatte le qualità nutrizionali. Tale processo di pressatura costituisce il passaggio più importante della lavorazione e allo stesso tempo si rivela il punto forte di questi marchi e del loro posizionamento.
Esso consiste nel comprimere tutti gli ingredienti, precedentemente essiccati, a una temperatura molto bassa; il risultato è una crocchetta piena di “delicata” bontà pronta da mangiare, che salta i picchi termici dell’estrusione e preserva l’integrità nutrizionale di tutti gli ingredienti.
L’uso di temperature molto basse consente infatti di creare un cibo per cani completo ed equilibrato, il più vicino possibile alla natura dell’animale e al cibo casalingo. Tale metodo garantisce inoltre una più alta tollerabilità, vista l’assenza di additivi chimici e conservanti, una maggiore digeribilità e un buon sapore…”

Perfetto, leggendo questa bella descrizione non vi è venuta voglia di mangiare questa fantastica dieta “pellettata”?, ecco ora veniamo alle NOTE CRITICHE che questi produttori non vi dicono:

“… La grossa operazione di marketing che ha dato popolarità ai pressati a freddo, rispetto agli estrusi, viene spesso mostrata da produttori e rivenditori sui Social Network, e consiste nel classico esperimento del bicchiere (vedi illustrazione in alto). Tale prova visiva viene mostrata a testimonianza di una più alta digeribilità del pressato rispetto alle normali crocchette, che invece di disgregarsi nello stomaco, aumentano di volume e galleggiano.
Nonostante questa prova possa risultare di grosso impatto visivo nel pensiero popolare, bisogna tener conto che dal punto di vista tecnico potrebbe rivelarsi invece un esempio di pubblicità ingannevole. Chi dovrebbe consigliare l’uso di un cibo del genere sa perfettamente che questo processo avviene esclusivamente per l’assenza di catene amidacee aggreganti e che esso non è indice di digeribilità, né rispecchia ciò che avviene nell’ambiente acido dello stomaco di un cane, del tutto differente dall’acqua posta nel bicchiere.
Diventa di particolare importanza, quindi, che le ditte emergenti di pressati puntino su ingredienti di qualità e su buone composizioni, a garanzia di digeribilità, e non affondino in un mercato sovrastimato e ormai saturo, che risulta ad oggi del tutto privo di evidenza scientifica sulla specie canina e felina.
In accordo con la qualità delle caratteristiche sopraddette, in materia di salubrità e ingredienti, le ditte in genere rispondono al Regolamento UE 1069/2009; questo non toglie che le farine utilizzate nel processo possano non venir correttamente tracciate e certificate: qualità e digeribilità delle materie prime non sono da ricercare nel processo di pressatura a freddo, perché si tratta di un processo secondario, ma casomai nel processo a monte che viene utilizzato nella preparazione delle farine per l’impasto.
In merito a questo vi invito alla lettura del seguente articolo scientifico: Using of Pelleted and Extruded Foods in Dogs Feeding, in cui viene riassunto un bello studio dello Scientific and Technological Research Council of Turkey (ICABB 25-29/10/2017) che attraverso prove e test di laboratorio ha dimostrato come il pressato a freddo sia in realtà meno digeribile del cibo estruso.
Altri due deterrenti all’acquisto potrebbero essere:
– carenze di micronutrienti: tutte le ricette realmente prive di additivi risultano ad oggi complementari e dovrebbero essere vendute come tali. Le carenze maggiori si osservano in termini di Vit A, gruppo B e D, Zinco, Omega 3;
– scarsa conservabilità dei prodotti (validati da 1 a 6 mesi): vista l’assenza di conservanti questi cibi sono facilmente preda di muffe e hanno la necessità di essere posti in un ambiente fresco e asciutto, nelle confezioni originali traspiranti (mai sottovuoto o in contenitori ermetici)…”

Francesca Serri, PET FOOD: Posizionamento e differenziazione tra prodotti
Principi di Marketing Applicati al Pet Food – Università degli studi di Torino

E qui interrompo la mia prolissa relazione sui pressati sottolineando qualche altro problema su cui vorrei farvi riflettere:

1) la maggior parte delle ditte parla di dieta cruda, vi ricordo però che gli ingredienti non sono crudi, ma devono essere cotti fino al cuore a una temperatura non inferiore ai 90°C o essiccati almeno a 70°C per abbattere tutti i batteri presenti al loro interno comprese le Enterobacteriaceae; questa regola è imposta dalla legge nel Regolamento UE N. 142/2011 del 25/02/2011, quindi si tratta di una inesattezza di base;
2) siamo certi della temperatura di pressatura che può andare dai 32 ai 45°C, ma non abbiamo nessun riscontro di come vengano ottenute le farine assemblate dal produttore: questo dato viene volutamente omesso, ma si rivela importantissimo al fine di definire il concetto di digeribilità;
3) le etichette sono incomplete e prive delle indicazioni sugli additivi: qualora gli additivi non fossero presenti, il cibo andrebbe comunque analizzato, venduto come complementare e dato modo al nutrizionista di fare le dovute integrazioni sui singoli soggetti; qualora invece fossero citati si pone un altro problema: il produttore non è obbligato a citare eventuali additivi di conservazione presenti nelle farine di partenza;
4) mancano spesso gli omega 3 e vi sono incongruenze rispetto al rapporto Omega 6:Omega 3 ottimale;
5) dall’etichettatura fornita dalla maggior parte delle ditte non si osserva alcun bilanciamento dei fabbisogni minimi di micronutrienti AAFCO;
6) la forma e l’assenza di appetizzanti e glassature non aiuta l’appetibilità, per cui molto spesso il padrone si trova costretto a fare aggiunte nocive per il cane o il gatto;
7) il rincaro del prezzo rispetto a un estruso della medesima qualità non è giustificato: la pressatura a freddo comporta un risparmio di risorse, legato alla sua preparazione a bassa temperatura, e quindi ha costi di produzione più contenuti;
8) passaggi difficoltosi: se si opta per cibi con alti contenuti proteici e pochissima fibra, essendo tutta farina di carne e derivati difficilmente digeribile, si osserva un aumento degli episodi di rigurgito acido e feci molli nei cani sottoposti al cambio. Pretendete di essere seguiti da un professionista durante il passaggio: di sicuro il cane non vomiterà crocchette intere, ma una poltiglia mista a succhi gastrici dovrete aspettarvela;
9) l’assenza dell’amido legante determina una facile sgretolatura del prodotto, che in alcuni casi arriva per la maggior parte sbriciolato;
10) i pressati nascono come mangimi zootecnici privi di carboidrati complessi e questo li dovrebbe differenziare da un estruso, quando vengono inseriti i carboidrati per rientrare in quadri patologici della specie canina e renderli fruibili da più soggetti perdono il loro senso di esistere. Per le trote, invece, trovo vadano benissimo 😀

Vi saluto con un appello: qualora decideste di utilizzare un pressato a freddo, dato che esistono ditte serie e che fanno le cose con criterio, fate attenzione a come questo cibo vi viene proposto e osservate che le cose che vi ho elencato in questo articolo siano rispettate. Non basatevi unicamente sulla sponsorizzazione di facciata, ma analizzate molto bene l’etichetta e chiedete chiarimenti sul processo produttivo, veterinari e nutrizionisti ve ne saranno grati.

BUON PRESSATO A FREDDO A TUTTI!!! by Francy 🙂
 


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